Ultima modifica: 8 Febbraio 2019
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Classe terza primaria «Segantini»: Leonardo Fibonacci, Dacia Maraini, Andrea Costa

Che cosa lega questi nomi? Il percorso dei bambini della classe terza nell’accoglienza del diverso

Che cosa lega questi nomi?

La classe terza ha approfondito la conoscenza del matematico Leonardo Fibonacci leggendo il libro di Amedeo Feniello «Il bambino che inventò lo zero», un simpatico racconto che narra la storia di come Fibonacci sviluppò il suo amore per la matematica:

Leonardo fa la sua comparsa a Bugia di Barberia (odierna Algeria) nel dicembre 1179. «Rosso di capelli, scomposto, dalle gambe secche secche, che a stento parevano reggerlo», arriva al seguito del padre, il mercante Guglielmo Bonaccio.

Il bambino passa il tempo  imperversando per le vie delle città, dal Suk alla Medina, pronto a combinare guai e a imparare tutte le canzonacce e le parole indecenti che la nuova lingua è in grado di offrirgli. Ma quel monello nasconde una dote fuori dal comune, un talento straordinario per i numeri che sboccerà grazie all’incontro e all’amicizia con Ahmed, un vecchio arabo scontroso e insofferente verso gli «infedeli», considerato l’uomo più saggio di Bugia. Il rapporto tra i due cresce pian piano, nutrito dalla comune passione per la matematica, e conduce infine a una grande scoperta…

Il bambino che inventò lo zero esce in un periodo in cui in Occidente si va diffondendo un sentimento di diffidenza che sconfina spesso nella paura verso il «diverso». Questa bella storia di amicizia e collaborazione scientifica, che racconta anche del debito culturale dell’occidente nei confronti del mondo arabo, rappresenta di certo un contributo alla pacificazione e un riuscito spot per gli studi matematici.

Nello stesso periodo in cui i bambini di terza leggevano il libro, è comparso su il «Corriere della Sera» un articolo di Dacia Maraini dal titolo «La gentilezza contro la volgarità». Nell’articolo la scrittrice indica il decadimento del Paese in fatto di diritti umani, tolleranza e solidarietà, soprattutto nel linguaggio comune.

Per contro, porta l’esempio del Sindaco di Luzzara, Andrea Costa, che in modo provocatorio ha emesso un ordinanza che anti-cattiveria (Ordinanza n°1 del 4/01/2019) che vieta ogni esibizione di cattiveria, rancore o rabbia, sia essa perpetrata verbalmente —nei luoghi pubblici o nelle cosiddette «piazze virtuali» dei social— ogni atto fisico teso a recare offesa a singoli o gruppi di persone, ogni forma di violenza.

Articolo di Dacia Maraini

Articolo di Dacia Maraini

A chi trasgredisce, però, non vengono comminate sanzioni o pene bensì vengono offerte occasioni di riscatto che vanno dalla lettura della Costituzione Italiana alla lettura di libri, alla visione di film, alla proposta di visitare musei, teatri,…

In ciò è stata colta la similitudine della storia di Leonardo Fibonacci (prima bambino «monello» che diceva parolacce, poi bambino «gentile» grazie alla cultura matematica instillatagli dal maestro Ahmed) e la situazione attuale della nostra società, che nonostante la maleducazione ed il sempre più frequente linguaggio aggressivo e offensivo, può essere mitigata da un semplice invito alla bellezza (libri, film, teatri,…).

Nell’ottica di una educazione alla «cittadinanza attiva» l’insegnante ha pertanto suggerito ai bambini di spedire i fascicoli con i loro pensieri sullo zero (vedi i fascicoli Zero e Fibonacci) al Sindaco Costa per sostenere e solidarizzare con la sua politica proposta con l’ordinanza anti-cattiveria.

Ecco come il Sindaco Costa ha risposto:

giovedì 24 gennaio 2019

Grazie mille del messaggio, un regalo bellissimo. C’è un Paese di gente bellissima che non vuole rassegnarsi alla deriva, bisogna solo trovare il modo di unire i punti, creare una relazione tra le tante cose stupende che accadono – che facciamo accadere – perchè possa diventare una visione diversa. È importante il lavoro con i bambini e i ragazzi, andrò a vedere il link.

Domenica 3 febbraio 2019

Il sindaco può impedire alle persone di essere cattive? Certo che no. Allora perchè ho fatto una ordinanza – che è una specie di legge che firma il sindaco – che vieta di usare parole cattive, di compiere gesti cattivi? L’ho fatta perchè volevo che le persone capisser quanto sia pericoloso continuare ad odiarsi gli uni con gli altri, cercare qualcuno contro cui sfogarsi, usare le parole per insultare, far sentire escluso, diverso, sbagliato qualcuno. Un paese in cui le persone litigano tra di loro, si insultano, si prevaricano, è un paese brutto, diventa un luogo in cui nessuno vorrebbe vivere. E tocca al sindaco, e a tutti i cittadini, fare si che invece il paese in cui si vive sia bello, in ordine, un luogo piacevole in cui vivere. Proprio come devo aggiustare le panchine, le strade, i parchi pubblici, devo avere cura anche dei rapporti tra le persone. Perchè più stanno bene tra di loro le persone, più si sentono solidali tra di loro, unite nella cura del paese, più vivere qui sarà ballo. E più forza avremo per risolvere i problemi che ogni giorno si presentano. Perchè è l’unione che fa la forza. E nel mio paese fino ad ora è stato così: il problema di un cittadino era il problema di tutti. Ai ragazzi delle elementari di Luzzara ho fatto questo esempio: se nell’intervallo non tutti hanno la merenda come si può fare? Si può litigare per impossessarsi di una delle merende che ci sono senza preoccuparsi che qualcuno resti senza. Oppure è più giusto, intelligente, che tutti insieme si reclamino più merende in modo da non doversele litigare? La risposta è facile. Ecco dietro la mia ordinanza, che dice alle persone di non essere cattive le une con le altre, c’è dietro questa idea di paese: un luogo in cui tutti collaborano tra di loro per costruire un futuro migliore per tutti.

Il sindaco spiega ai bambini il perchè dell'ordinanza

Il sindaco spiega ai bambini il perchè dell’ordinanza

 

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